Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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Risultati per: lui

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La storia dell'arte

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Pinelli, Antonio 29 occorrenze

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fiorentino, l’architetto e scultore Filippo Brunelleschi e lo scultore Donatello, entrambi più anziani di lui. Nel giro di cinque anni o poco più

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una determinata opera d’arte, quella progettata dal suo autore soprattutto in funzione del pubblico a lui contemporaneo. In questo quadro, non mi

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lui, mentre a destra e a sinistra si dispongono gli altri apostoli, ma anche alcuni personaggi contemporanei al Perugino, come risulta chiaramente

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grande pittore prospettico, risentì certamente della lezione di Piero ed anche di quella del padovano Andrea Mantegna, che praticò anche lui assiduamente

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Leon Battista Alberti nel 1435, ma da lui tradotto anche in volgare. Diversamente dagli altri due suoi trattati sulle arti - il De statua, dedicato

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atmosfere diverse, con l’intervento di macchine sceniche e automi, analoghi a quelli da lui stesso escogitati per le fontane del giardino mediceo

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artistica sosteneva Leonardo, e con lui tutti i grandi artisti della sua epoca è regolata da un tempo non quantificabile in termini di stretta equivalenza

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Palazzo del Pretorio, legato ad una colonna. Attorno a lui, i suoi aguzzini e, su un trono, Pilato. Ma è la parte destra del dipinto la più enigmatica

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supremazia prospettica, che Piero volle forse portare con sé alla corte di Urbino. Per far vedere di che cosa lui, e lui solo, era capace.

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pittore ha sicuramente scelto in funzione del tipo di incarico ricevuto e di quanto si attendevano da lui i suoi committenti.

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angelichiana possa essere stato proprio lui. Ipotesi che trova piena conferma da un confronto con un suo polittico della Galleria Nazionale di Perugia (tav. 2d

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maniera» (è un termine usato in questo senso anche da Vasari, che lo alternava alla locuzione, per lui equivalente, «lavorare di pratica»), ossia a memoria

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di capire che anche lui ora non è più convinto della sua attribuzione ed accetta la supposizione che si tratti di opere di Benozzo. Benché anche io

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formazione di Benozzo come ritrattista, ma francamente l’idea che un personaggio come lui abbia fatto una gita ad Orvieto e abbia lasciato qualche

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grembo (tav. 9d). È la scena di Mosè che legge il proprio testamento al suo popolo, ovvero della «replica», da lui pronunciata, delle leggi che Dio

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complottato contro di lui e lo avevano venduto, facendo credere ai genitori che era morto (tav. 11b). Giuseppe è riconoscibile per il berretto rosso che ha

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donna, arrivata finalmente in cima alla scala, s’introduce nella camera dell’amante per giacere con lui (tav. 12e).

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sia, anche lui comincia a riflettere sul fatto che esistono soggetti più vantaggiosi per la poesia ed altri più vantaggiosi per le arti visive.

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(1751-72), mostra di aver riflettuto su questi temi (forse anche lui stimolato dallo scritto di Lessing), quando nella voce Composizione dell

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venire alle mani; il mio sarà calmo, penserà con dolce gioia alla morte gloriosa che attende lui e i suoi compagni [...]. Voglio provare a mettere da

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da lui compiuti in un unico luogo, l’immensa e fornitissima Biblioteca Estense di Modena, di cui era il direttore (o meglio, come si diceva allora, il

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alle sue personali qualità stilistiche e non per il valore intrinseco delle materie (ad esempio, l’oro, l’argento, il marmo, l’avorio, ecc.) da lui usate

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Uberti, il Dittamondo. Ricalcando lo schema della Commedia dantesca, Fazio immagina di compiere un viaggio, non nell’aldilà ma nell’Italia a lui

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fisiologia, verificati attraverso la rappresentazione grafica, e sono stati essi stessi da lui progettati e perfezionati per mezzo dello

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ignorando il primo. Lo stesso dicasi per David, che certamente derivò il tema del «braccio della morte» dalla pala di Caravaggio, opera a lui ben nota

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-Trioson, e che fu da lui presentata al Salon parigino del 1806 con il titolo line scène de déluge (fig. 40).

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anche lui ad elaborare un analogo tema in un tela che s’intitola Hair du soir (fig. 42), chiarisce alla perfezione questa volontà di discostarsi dalla

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divenuto impossibile sia usare che abbandonare». In pieno accordo con lui, io ritengo che, a dispetto della loro genericità e del loro essere troppo

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dei materiali da lui utilizzati. All’autore delle opere non si chiedeva di apportare cambiamenti nello stile o nell’iconografia, ma di fare del proprio

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